ANOMALIE CROMOSOMICHE

Il corredo cromosomico umano è costituito da 46 cromosomi (23 coppie): 44 autosomi e 2 gonosomi (cromosomi sessuali), 23 di origine paterna e 23 di origine materna. Le anomalie cromosomiche sono alterazioni del numero (aneuploidie) o della struttura (anomalie strutturali) dei cromosomi. Le anomalie riguardanti il numero sono le monosomie, le triploidie, e le poliploidie, mentre quelle riguardanti la struttura sono le delezioni, le traslocazioni e le inversioni. Le Poliploidie sono difetti di fecondazione. Le Aneuploidie sono difetti dovuti a non disgiunzione meiotica o mitotica. Le anomalie strutturali sono dovute a rotture e riarrangiamenti. Le anomalie possono essere in linea pura, cioè presenti in tutte le cellule dell’individuo o in mosaico, cioè solo in una certa percentuale di cellule, ed interessare i cromosomi sessuali o gli altri cromosomi. Le più comuni sono le aneuploidie e tra queste in particolare le trisomie, nelle quali è presente un cromosoma soprannumerario. Esse non sono in genere trasmesse ereditariamente, ma insorgono quasi sempre per fenomeni di non disgiunzione, verificatesi prima del concepimento o subito dopo. Il più importante fattore causale della non disgiunzione è rappresentato dall’invecchiamento degli ovociti legato all’età materna. Le anomalie strutturali, quali delezioni e traslocazioni, sono molto più rare, ma possono essere trasmesse da uno dei genitori che ne sia portatore sano. In linea di massima le anomalie cromosomiche, ed in particolare quelle degli autosomi, determinano in chi ne è affetto gravi danni a livello fisico, mentale e psico-motorio, rendendosi responsabili di tipiche sindromi cliniche. La letalità delle anomalie cromosomiche si ha o per perdita del 2-3% del genoma, o per un aumento del 6-7%. La maggioranza dei feti con difetti cromosomici rilevanti sono portatori di anomalie morfologiche (30% dei feti affetti da T21, 80% dei feti affetti da T18, quasi 100% dei feti affetti da T13); il cariotipo alterato è stato riscontrato nel 29% dei feti che presentano anomalie multiple e nel 2% dei feti con anomalia singola. Il rischio di Trisomia 21, Trisomia 18 e Trisomia 13 aumenta con l’età materna. La Sindrome di Turner (46, X0) è quasi sempre, di origine paterna, quindi il rischio non aumenta con l’età materna. Le traslocazioni reciproche sono anomalie cromosomiche strutturali, caratterizzate dallo scambio reciproco di materiale genetico tra due cromosomi, relativamente frequente nella popolazione generale (1:1000), che possono essere ereditate dai genitori o essere mutazioni “de novo” nell’individuo. Sono definite bilanciate quando non si associano a perdita o acquisizione di materiale genetico, sbilanciate in caso contrario. Nelle traslocazioni reciproche “de novo”, anche se apparentemente bilanciate, vi è un rischio di malformazioni congenite e ritardo psicomotorio di circa il 6% (nella popolazione generale il rischio è  2.5-3%). Le inversioni pericentriche sono anomalie cromosomiche strutturali, che consistono nella rottura di entrambi i bracci di un cromosoma, nella rotazione di 180 gradi del segmento cromosomico compreso tra i due punti di rottura e nella successiva saldatura, in forma invertita, di tale segmento. E’ relativamente frequente nella popolazione generale (1:1000); nella maggior parte dei casi sono bilanciate, cioè non vi è perdita né acquisizione di materiale genetico e non comportano alcun effetto clinico. Il portatore di una inversione pericentrica può produrre gameti con un’alterazione sbilanciata per effetto di una segregazione sfavorevole per il prodotto del concepimento.

Purtroppo per moltissime malattie la diagnosi prenatale non fornisce un’indicazione sicura al 100%, ma la risposta può essere espressa sotto forma di probabilità percentuale o riferita a casi analoghi riportati dalla letteratura medica. Spesso la stessa anomalia può provocare problematiche più o meno gravi ed avere effetti molto diversi da un individuo all’altro, cosicchè la prognosi risulta molto difficile.